L'investimento immobiliare è un classico del risparmiatore italiano. "Il mattone non tradisce mai" è una frase che avrete sentito tante volte uscire dalla bocca dei vostri padri e dei vostri nonni.
Una frase che ha fatto più danni della grandine.
C'è un libretto pessimo che spinge l'acceleratore sul tema: 'Rich Dad Poor Dad' del sedicente esperto del ramo Robert T. Kyosaki. L'ideona dell'nippo-americano è bisunta, semplice e nefasta: comprate un immobile con soldi presi a prestito (anche con carte di debito), affittatelo e con gli affitti pagate le rate del mutuo. Fatelo all'infinito e sarete i padroni della città.
Imitatori (anche italiani) hanno riproposto il tema con lievi varianti, per esempio l'acquisto di case vendute all'asta giudiziaria.
Peccato che:
1 Saper valutare il prezzo d'acquisto di un immobile è tutt'altro che facile, per un sacco di ragioni;
2 Farsi pagare con regolarità dagli inquilini è un'impresa spesso molto complicata e la trovata degli "affitti brevi" o dei b&b espone alla concorrenza e ai costi dei vari Booking e Airbnb che hanno un lievissimo super-potere contrattuale sul piccolo proprietario immobiliare;
3 I tassi dei mutui variabili hanno dimostrato (nessuno me ne voglia) che il povero sottoscritto faceva bene a sottolineare l'importanza di saper fare bene i conti prima di avventurarsi nella giungla del debito;
4 I costi di manutenzione sono volati alle stelle dopo l'orgia dei bonus (110% etc etc), mangiandosi quel poco margine di profitto che restava.
E potrei continuare. A lungo.
Sintesi: l'investimento immobiliare (inflazione o non inflazione) è uno dei più difficili e professionali che ci siano in giro. Non è affatto passivo ed automatico come i Kyosaki di questo mondo cercano di descriverlo.
Oggi come ieri investire nei mattoni è un lavoro. Un lavoro durissimo.
Un caro saluto a tutti,
Vs. Francesco Carlà
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